mano libera
cieli lontani Valdottavo, gennaio 2003 Troppe curve. Cieli lontani. Ombre lontane. Questo cuore è enorme, viaggia così rapido che non so dove contenere questa ripida di suoni, questi spazi aperti. Quando cadrà un sogno diritto sulla mia testa a tagliare il tempo e a rivolgermi un pensiero semplice. Non so fermarmi e mi domando quanti uomini e donne sono come me. Un raggio lucido per ogni essere che arrossisce, per l'unicorno, per tutti gli animali e le forme. I colori che esplodono, che si espandono. Troppe creature, tutte diverse. Nella fessura del cuore depongo il corpo dell'incubo di non calmarmi mai. Non ho scelta se non quella di delegare a voi la mia arte, correre sulle ruote. E cosa darei per quel fachiro nero. E cosa darei per la tenerezza. Piccoli fari si schierano davanti. Se mi avvicino mi accorgo che sono fuochi e fiamme, che ogni luce brucia la mia pelle. E per ogni incontro cambio. Mi sciolgo abbandonata al mondo.
toccare la tela come una corteccia senti che ti parlo sulla pelle, che ti carezzo e mi faccio spettro per attraversarti, pettine per snodarti, cucchiaio per contenerti, liquido, resina, smalto. regina sai che ti tradisco continuamente, che ti trasformo e ti porto in bocca avvolta nella lingua. mio monumento sai che ti uso, che sfodero la nostra unione dalla guaina quando mi sento debole, che mi nascondo dietro il tuo telaio quando ho paura del mondo. pozza di colore, immenso lucernario del corpo sei lo specchio di cemento su cui spietata ancora mi rifletto imparando di nuovo che solo il calco di tutta me stessa può placare e dar senso alla tua corsa
aprire i rubinetti Il riflesso sul sasso e tutta me nella morbidezza. Tane per sogni. I sogni si rifugiano nei buchi: è un vecchio gioco.
Parole a perdita d'occhio.
La leggerezza in bicicletta fa il giro della piazza. Io al centro col sasso in mano aspiro al volo. Immagini come lance. Acquazzone: fradicia di ricordi. Dal lunedì alla domenica e ricordarsi tutto. Tasto e annuso tutto cercando la perdita di controllo. Aprire i rubinetti.
a perdita d'occhio vedo infinite file di tele ad aspettarmi e scorro a perdita d'occhio. mi impongo un ritmo, un obbligato sentiero. marcio dritta come un fuso senza distogliere lo sguardo dall'orizzonte, orizzonte che sarà sempre lontano e sfumato. torno bambina e mi trasformo in tutti gli animali del mondo e canto, canto che non la smetto più...
quando sento gli animali
GUARDO ATTRAVERSO LA TELA E RISPONDO ANCORA QUANDO SENTO GLI ANIMALI. SULLA PORTA MI ATTENDE IL LEONE E LE SCIMMIE DAL SOFFITTO MI GUARDANO ASPETTANDO UNA RISPOSTA. LA BELVA BIANCA STA DISTESA SUL DIVANO CERCANDO QUALCOSA CON CUI GRATTARE LA SUA FOLTA SCHIENA. IN SILENZIO STA NASCOSTO IL CUSCO; DA SOTTO LA COPERTA VERDE RIESCO A VEDERE LA FINE DELLA SUA CODA ARRICCIOLATA. I CUCCIOLI DI GATTO CAMMINANO SU DUE FILE E CON UN MIAGOLIO ALTERNATO SI AVVICINANO AI PIEDI DEL LETTO, DOVE L'IMMENSO ORSO STA DORMENDO PROFONDAMENTE. SOTTO UNA ZAMPA ANTERIORE TIENE LA SUA MEDAGLIA D'ORO, BEN CONFICCATA TRA IL MATERASSO E LE UNGHIE PERCHé A NESSUNO VENGA VOGLIA DI TOCCARLA O ANCHE SOLO DI GUARDARLA. SUL PAVIMENTO SI VEDONO ANCORA LE IMPRONTE CHE HA LASCIATO IL CERBIATTO E LE PARETI SI RIEMPIONO DI RIFLESSI AZZURRI QUANDO IL PAVONE CI MOSTRA LA CODA. È UNO SPETTACOLO COSì BELLO CHE LE SCIMMIE NON RESISTONO E BATTONO LE MANI.
questo spazio
Hai sentito? Fiotti di giallo sul muro. Macchie che diventano. Come non scegliere questo spazio. Dove esisto senza dipingere. Dipingo la notte, nel sonno, quando provo a volare e ci riesco. |