Isabella Staino

  (A. Sofri)  
  2009  

Isabella Staino ha illustrato e reso preziosi alcuni miei racconti d'occasione per il Natale del carcere, pubblicati poi da Einaudi. L'ho conosciuta allora, e ho ammirato la sua vocazione di illustratrice, e specialmente di racconti per bambini. Ho pensato poi piuttosto che le sue figure raccontassero da sé, senza bisogno di un testo altrui, una storia profonda e fedele, al cui centro stanno donne bambine, o bambine donne. Non avevo visto allora i grandi quadri di Isabella, che sono bellissimi, e racchiudono ciascuno un'intera storia, un film in un solo fotogramma. Ai bambini chiederei di dire che storia vedono in quei quadri, come si fa con la traccia di un tema, quando non si sa già che cosa si vuole sentire. Ai grandi che andranno alla mostra e vedranno Isabella in carne e ossa, e i suoi quadri, sembrerà, se appena si ricordano un po' di essere stati bambini, di riconoscere il giorno e la notte di una persona, la sua faccia vigile e la popolazione dei suoi sogni, l'una rivelata e sorpresa dagli altri. Ci sono quadri che accolgono provvisoriamente ma intimamente come una casa d'altri, un salotto, una stanza da letto e dei giochi, un pavimento su cui camminare in punta di piedi. Quando succede questo, vuol dire che la pittrice è abitata da una ricca vita segreta, e le apre dentro porte e finestre che invitano a entrare, a condizione di ricordarsi di una parola d'ordine, almeno una.