Tutti i sogni di isabella

  (D.Guadagni)  
  2012  

IN OCCASIONE DELLA MOSTRA "SOGNI E PAVIMENTI"
28 OTTOBRE - 4 NOVEMBRE 2007
LIVORNO, NUOVO TEATRO DELLE COMMEDIE
NELL'AMBITO DEL PREMIO CIAMPI

Isabella Staino ha un cognome pesante, ma una mente leggera, leggerissima. Dipinge, ma soprattutto - come vedremo - guarda e sogna. Ha trent'anni è ha già alle spalle una importante serie di mostre: Firenze, Greve, Impruneta, Roma, La Spezia, Capraia, Pisa, Bologna. Ha anche realizzato alcune scenografie, poi ha illustrato, in collaborazione con un omonimo, tre dei libri di Adriano Sofri. L'ultima mostra, breve ma intensa, è livornese: "Sogni e pavimenti". E' stata allestita nell'ambito del premio Ciampi (bravi) al Nuovo Teatro delle Commedie (spesso espone nei teatri, come a volerci dare un segnale), pochi ma bellissimi i pezzi esposti.
I colori - caldi anche quando non lo sono - solari, diurni, sono avvolgenti, i temi onirici ma pieni di segni che rendono scoperta la sua poetica, il doppio, l'altro (quante forme ha l'altro), il sotto, il sopra, il dentro e il fuori.
Se si volessero cercare altri indizi potremmo attingere ai titoli delle sue mostre, l'occhio e il sogno ricorrono spesso nelle parole come nelle tele, ma a questo si aggiunge anche un'ansia di spiegarsi didascalicamente, racconta le sue gote rosse, racconta i fatti e i pensieri come in certi ex-voto che disegnano con nettezza gli episodi straordinari che hanno determinato il miracolo.
Isabella è ingenua, si scopre e ci dice: "Io prima guardo poi sogno poi dipingo, guarda", invita lo spettatore e, in un gioco di rimandi, ti apre delle finestre sul muro, ti propone prospettive improbabili ma ti costringe a guardarle come vuole lei. Il dipinto più bello e maturo di questa sua ultima mostra, si chiama "Le due verità", è grande e sta appeso in alto in modo che chi lo guarda sia costretto a misurarsi con quelle linee di fuga convergenti e a percorrerle.
Isabella ha gli occhi profondi, perché i sognatori hanno gli occhi profondi quasi come la loro fantasia, dipinge quel che sogna e sogna quel che dipinge. Lo fa d'istinto e, infatti, quando prova a spiegarti a parole le sue cose, i suoi discorsi si mescolano e si affollano di vicende vissute e sognate, di richiami a certi maestri del Novecento che, senza piena consapevolezza, ha molto visto sfogliando certi libroni quando era bambina e poi, da adulta, si è messa a seguirli per musei. Tra i molti che cita il più affine, ma solo per le atmosfere, ci pare Buzzati (anche lui amava gli ex-voto) che aveva visto senza saperlo..
Di lei hanno scritto fior di critici e scrittori. Chi le ha fatto lo scherzo di raccontare le sue imprese di bambina che ragionava a colori; chi le ha voluto attribuire attinenze: Francis Bacon, addirittura. Assonanze lontane di spazi e colori, nient'altro. Isabella, per ora, somiglia molto a se stessa. Bacon dipingeva la disperazione, Isabella frequenta, col filtro del dubbio e un tormento lieve e femminile, la speranza e quella induce a chi ha il bene di imbattersi nella sua opera. Perché lei ha una mente leggera, leggerissima. Lo dice anche in un suo scritto: "Dipingo la notte, nel sonno, quando provo a volare e ci riesco".